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Ci sono dei testi che sono dei metatesti, cioè dei testi fatti di testi. Libri che sono metalibri e domande che sono metadomande. Un esempio? Il libro di Matteo Serra Dove va la fisica?, Codice Edizioni è tutto un meta, perché raccoglie parole, discorsi, dialoghi.. intorno ai medesimi (parole, discorsi, dialoghi). Non dà risposte, ma fa domande sulle domande (essenziali).
Per esempio, nel primo capitolo Le sfide estreme della gravità ripercorre gli amletici dubbi di Stephen Hawking, che si chiedeva se un buco nero fosse completamente nero. Il buco nero emette una radiazione “che lo porta addirittura a evaporare”, in miliardi di anni, dice Serra. Ecco la domanda:
Ovvero, c’è qualquadra che non cosa, obietterebbe la meccanica quantistica (e forse pure Einstein).
Nella questione ci ha messo becco anche Kip Thorne, Nobel per la fisica 2017, che aveva scommesso un’enciclopedia sul baseball contro il collega John Preskill sulla possibilità che la roba del nero se ne zompasse in altri (uni/meta)versi, per salvare capra e cavoli tra la termodinamica e l’evaporazione.
Serra scrive il primo capitolo per porre una metadomanda, alla quale (non) possono rispondere i giovani ricercatori (sottopagati italiani): si è risolto o non si è risolto il dilemma sui buchi neri?
Non spoilero, però ecco la (meta)risposta si immagina facilmente. Forse siamo di fronte a uno di quei casi in cui il quiz è più allettante della sua soluzione.
Dove va la fisica è così, un po’ un Edipeo Enciclopedico senza chiavi. Però ci sono comunque diversi motivi per cui vale la pena leggere il libro:
- Belle citazioni. Ad esempio, “Tutti i modelli sono sbagliati, ma alcuni sono utili” (George Edward Pelham Box)
- Ogni capitolo ha qualche chicca culturale, che sembra non c’entrare nulla con la fisica e poi invece.. sorpresa. Per esempio, che cosa c’entrerà la vera storia del detto “Chi lascia la via vecchia per la via nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova” (Giuseppe Giacosa, 1870 a proposito di Eva ed il marito Piero) con la fisica delle particelle?
- Ironia, non solo di Serra ma anche dei fisici e matematici.
- Si scoprono influencer inaspettate e di livello. Come Sabine Hossenfelder, fisica teorica tedesca attiva nella divulgazione scientifica. Anticonformista piena di followers, ha scritto nel 2018 Lost in Math, tradotto in italiano con il titolo di Sedotti dalla matematica: come la bellezza ha portato i fisici fuori strada. E questo suggerimento di lettura, per unə math lover vale già la lettura di tutto il libro di Serra (spoiler: se la supersimmetria esiste, allora è rotta)
- Dove va la fisica? fa scuola di vita. Non solo perché si scopre che a furia di domande sulle domande ti pubblicano bene, ma anche perché nel capitolo quarto (L’universo inquieto) si legge una gran bella legge di vita: le invenzioni non portano il nome di chi ci arriva per primo, ma del primo che ci mette il nome. La costante di Hubble (e prima ancora la sua legge, che dice che più una galassia è lontana più è veloce, ergo l’universo si espande come la mia massa corporea sotto le feste) non è di mister Hubble, ma di tale Georges Lemaître, più o meno sconosciuto ai mass media di oggi. Anche la fisica è roba da nella savana ogni giorno una gazzella si alza e inizia a correre.
- C’è l’effetto wow. Metadomande di qui, metadomande di lì, si fa presto a sviluppare una dipendenza. Qualcuno si è allora chiesto se è vero che (è vero che (l’universo è in espansione?)?)? No perché se l’energia oscura è tutta fuffa qui si mette in discussione tutto quanto, a partire da Star Wars. (spoiler: pare che nel 1998 abbiano cannato supernove per fare le misurazioni. Francamente non posso biasimarli, io ancora non ho capito con quale coltello si taglia il pane).
- Miscellaneoso e goloso come un piatto di pasta al forno, Dove va la fisica? tiene di tutto un po’. C’è pure il tema UFO (padrino d’eccezione: Enrico Fermi e il paradosso di Fermi)
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